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Apro la partita iva perché fa figo

Spesso devo convincere aspiranti freelance ad aprire la partita iva, spiegando i vantaggi che si hanno entrando nel regime dei minimi (previsto appunto per chi la apre per la prima volta – ma verifica di rispondere prima a tutti i  requisiti).

Ieri sera però, chattando con un’aspirante web-cosa mi sono imbattuta in un atteggiamento curioso, che mi ha spinto a scriverti subito questo articolo, non sia mai stessi pensando la stessa cosa che pensa lei.

La web-cosa lamenta su Facebook di aver sprecato 5€ di raccomandata all’Agenzia delle Entrate per l’apertura della partita iva.

Mi si accende un fanalino: ok, io l’ho aperta quasi 10 anni fa e la raccomandata c’era; ma mio marito l’ha aperta due anni fa, e non ricordo certo di aver mandato raccomandate, se non successivamente all’apertura all’Inps. Magari mi sbaglio, ma so che ora è tutto telematico e fa tutto il commercialista!

Infatti l’Agenzia delle Entrate le risponde proprio che non è necessaria raccomandata. Spinta da questo e dal dubbio che non sia seguita da un professionista le consiglio di rivolgersi ad un commercialista esperto in materia web (cioè il mio, chi altri!) che la segua in questo: il rischio di fare errori ed incorrere in tassazioni più alte del necessario è all’ordine del giorno (e se già abbiamo cominciato sprecando 5€ cominciamo male!).

Proseguiamo la conversazione in privato e scopro infatti che:

  1. Non ha un commercialista e non ha intenzione di averlo perché costa troppo rispetto al fatturato che prevede di avere
  2. Che fatturato prevedi di avere? (E’ la prima domanda che ti fa il commercialista) Sicuramente più dei 5.000 di base vero? …

Ecco, qui sta l’inghippo. Lei avendo poco tempo a disposizione per lavorare solo la sera (ma le ragioni potrebbero essere infinite) ed essendo per lei una realizzazione personale più che una ricerca di stipendio, sicuramente prevede di fatturare meno di 5.000€.

Ma allora perché vuole aprire partita iva? Per questioni di immagine, mi risponde, ed è la risposta sbagliata.

Sai perché? Perché se si iscrive nel modo sbagliato all’Inps, rischia di pagare più di quanto guadagna (3.600 euro fisse annuali per le ditte individuali), o ancora, di dare il 30% in più allo Stato PER NIENTE.

Anche io ho incontrato ai miei inizi la questione “immagine” nei confronti del cliente, ma non è certo aprendo una posizione fiscale con partita iva che ci fa sembrare più professionisti di altri nei confronti di esso. Anche perché il cliente se ne frega, vuole la fattura solo per scaricare l’Iva, e con il regime dei minimi indovina? L’Iva non c’è, per cui non scarica un bel niente!

Che cosa fa di un web-coso un web-coso professionista agli occhi del cliente?

  • Un bel portfolio o perlomeno un sito personale ben fatto, in cui parli seriamente e con competenza del tuo lavoro
  • Corsi e certificazioni presenti a curriculum
  • L’iscrizione ad un’associazione come Iwa che vanta un codice di etica di condotta ben preciso che puoi mostrare sul tuo sito

In conclusione: assolutamente non aprire la partita iva perché fa figo, e soprattutto non muovere un dito senza prima aver consultato un commercialista. Rischi di incorrere in tasse, studi di settore, cartelle esattoriali e… non ti ho spaventato abbastanza? 🙂

ps conosci la mia sincerità, non ci sono markette in questo articolo, ma sol o un enorme monito a non fare cazzate!!

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