Aaaaalllorraaaa… 😀
Di seguito il mio modesto parere dopo essermi fatta una cultura in giro. Se ne parla tanto ma si fa tanta confusione. Analizziamo la realtà dei fatti:
Esistono società che acquistano link a pagamento presso i blogger. Oramai ne siamo esperti e non è necessario linkarle. Chi si è iscritto, chi è stato contattato, prima o poi ogni blogger ci si è imbattuto. E’ una forma di entrata più che legittima per una persona che gestisce un blog per passione e che vuole produrre delle entrate, al di là di banner a pagamento o altre forme di introito.
Non si tratta di articoli sponsorizzati (pertanto inutile la dicitura), perché non stiamo scrivendo qualcosa per promuovere un sito o un’azienda, ma stiamo parlando di qualcosa di attinente agli argomenti trattati dal blog, e ci piazziamo, come sempre, qualche link a qualche risorsa. Solo che uno di essi è a pagamento.
Gira da anni lo spauracchio che Google penalizzi pagerank (echissene) se non addirittura indicizzazione (paura!) di quei siti che vendono link. In realtà non sembra essere così. Pensateci: quale algoritmo dovrebbe avere Google per capire quali sono i link per i quali siamo stati pagati e quali no? Viene a controllarci le fatture?
Da tempo si parla di aggiungere al link l’attributo rel=”no-follow”, in cui si indica specificamene di non seguire il link nell’indicizzare il sito, e quindi come ad indicare che non c’entra niente con gli argomenti trattati nel blog. A mio parere questo è solo uno stratagemma per Google per capire quali effettivamente siano i link a pagamento e quali no. E noi non vogliamo farglielo sapere. O sì? E’ poi vero che perdiamo pagerank o indicizzazione? Se ciò è successo di certo non è colpa di un link a pagamento inserito in un articolo ma ad un uso inappropriato di questi link: inseriti in quantità spropositate, o su vecchi articoli o nel footer o sidebar del sito. Fate molto attenzione a questo! Non al link venduto sporadicamente sul nostro povero bloggerello da pochi visitatori!!
Ecco perché con il tempo il famoso “scambio link” che eppure era una pratica gratuita e di auto-aiuto fra blog nascenti per passarsi un po’ di PR, è andato scemando e scomparendo: perché un listone di link “amici” è ad oggi considerato un linkbuilding (questo il nome della tecnica) a pagamento, penalizzante.
Conclusioni:
- Il PR “passato” o “non passato” è irrilevante se il nostro sito già contiene diversi link spontanei a risorse esterne e questi link superano di gran lunga il numero di link sponsorizzati. Il PR si guadagna con anni ed anni di pubblicazioni utili ed interessanti per il nostro pubblico.
- La penalizzazione sull’indicizzazione è uno spauracchio che non ha motivo di esistere. Si indicizzano i contenuti, e Google non ha motivo di accorgersi dei link a pagamento se non con il no-follow.
- Google penalizza le entrate di Google Adsense se decidiamo di inserire altri link a pagamento. E’ questo che forse dobbiamo temere. Ma per quel poco che si guadagna con Adsense, il gioco vale la candela?
- Se proprio vogliamo giocare al rimpiattino e nasconderci, ecco un plugin che crea link fittizi apparentemente interni, ma che rimandano esternamente. Sfido Google a sgamarlo 🙂
E ora buona vendita di link a tutti, con moderazione e correttezza.