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Gisella Gallenca, una digital media manager italiana in Africa!

Rimarrete affascinati da questo racconto e divorerete le risposte alle domande che ho posto a Gisella, lo so già. Perciò lascio subito spazio all’intervista!

1.Prima domanda: che lavoro fai e cosa ti ha spinto a compiere il salto verso Dar Es Salaam (Tanzania)?

Lavoravo nel settore web già’ in Italia, come editor e project manager. Sono arrivata in Tanzania nel luglio  2010, come volontaria “long-term” per una piccola Organizzazione non-profit. Internet “spento”, in quel periodo. Ero stanca della solita routine, e volevo prendermi un anno sabbatico. Dopo alcuni viaggi in Africa, sempre come volontaria, da un po’ di tempo pensavo spesso alla possibilità’ (o sarebbe meglio dire alla sfida) di svolgere in Africa il famigerato “lavoro che voglio fare da grande”. Poi, tra i sogni e la realtà c’e’ un gap enorme… durante i primi mesi a Dar Es Salaam, l’unica preoccupazione che avevo era sopravvivere al cambiamento pazzesco – da un bel lavoro in Italia e tutte le comodità e sicurezze che ne conseguivano, al vivere da perfetta sconosciuta con pochi soldi in tasca in una metropoli africana di quasi 3 milioni di abitanti. A distanza di un anno e mezzo, dopo molte avventure, lavoro come Digital Media Manager in una agenzia pubblicitaria locale e… si’ posso dire di sentirmi completamente integrata nel mercato Internet tanzaniano!

2.Perchè proprio Dar Es Salaam? Cosa ami di questa città o hai imparato ad amarla dopo aver trovato lavoro qui?

Ero già stata a Dar Es Salaam varie volte, per brevi periodi. Dar non e’ certo una città dall’aspetto rassicurante, al primo impatto. Soprattutto per chi arriva da una tranquilla ed ordinata Torino… non so se rendo l’idea. Pero’ c’e’ qualcosa qui che ha avuto un effetto “magnetico” fin dall’inizio: le cose si evolvono molto in fretta, nell’arco di pochi mesi spuntano novità’, nuovi palazzi, nuovi uffici, nuove aziende. E nuove idee! Esattamente l’immagine che dovrebbe passare quando si parla di Paesi in Via di Sviluppo, un contesto in perenne mutamento. Questo e’ il motivo per cui ho scelto Dar, una città che mi piaceva ma che ho imparato ad amare… dopo molto (ahem) lavoro “diplomatico” su me stessa. Ho avuto ragione nell’insistere a lungo per integrarmi qui: lo sviluppo sociale ed economico continuo e’ finalmente arrivato – prepotentemente – nel settore ICT e Internet. Figure professionali ad alto contenuto tecnico come ingegneri e programmatori sono molto ricercate, ma anche per chi si presenta fondamentalmente come web designer o creativo presto ci sarà molto spazio.

3.Sei freelance? Quali sono le formalità da compiere per diventarlo nel tuo paese? Qui in Italia fiscalmente siamo trattati alla stessa stregua di aziende, ed hai vantaggi solo per le nuove attività e per pochissimo tempo. Dopo ti attacchi. Com’è lì la situazione per chi si approccia alla libera professione?

La modalità’ di lavoro “freelance” qui formalmente non esiste. Per essere in regola con le leggi Tanzaniane, il freelance espatriato dovrebbe comportarsi esattamente come un imprenditore espatriato. Il che richiede ampie possibilità finanziarie, già solo per ottenere un costosissimo permesso di soggiorno. A livello informale poi, chiaramente, molte persone lavorano (anche) come freelance o come consulenti esterni. Onestamente, non so se sia possibile per un espatriato svolgere la professione esclusivamente da freelance in modo economicamente sostenibile, per ora. Le vie percorribili, per gli stranieri, sono due: dipendente o imprenditore. Io attualmente sono dipendente di un’azienda locale… e vedremo cosa succederà nel futuro.

4.Non vogliamo entrare troppo nella tua intimità chiedendoti troppo ma, hai trovato anche l’amore in Tanzania? E’ questo che ti ha trattenuto?

Ah ah ah! Eccola li’ la domanda cruciale. La verità? Non mi sono trasferita qui per amore. Non persevero nel restare qui per amore. Detto ciò e’ normale che quando si vive a lungo in un posto e si incontrano nuove persone tutti i giorni, le relazioni sentimentali succedono… iniziano, finiscono, come in ogni altro posto del mondo. Attualmente sono single comunque. Resto perché mi piace lavorare qui. E sa devo essere proprio sincera… sconsiglio caldamente questo genere di cambiamenti di vita borderline per amore. Riuscire a svolgere un mestiere ancora poco diffuso in un Paese in Via di Sviluppo richiede prima di tutto passione per il lavoro che stai facendo, credere veramente che il contributo che stai dando al Paese serve a qualcosa o rimarrà in qualche modo, e disponibilità nell’adattarsi a vivere con poche certezze, soprattutto all’inizio. Niente e’ impossibile, assolutamente, ma il vivere alla giornata per mesi e mesi aspettando che si apra la posizione lavorativa giusta non va molto d’accordo con la volontà di mettere su famiglia!

5.Torneresti mai in Italia dopo le esperienze lavorative e personali che hai maturato ad oggi?

Per ora non ho in programma rientri in Italia. Tutta la mia pazza e divertente vita e’ qui – lavoro, amici, casa – e mi piace veramente tanto vivere e lavorare a Dar Es Salaam. Nel futuro… chissà?! Dopo questa esperienza, sicuramente non credo più molto nei piani a lunga scadenza. Credo molto di più nel portare il proprio contributo, anche professionale, dove veramente fa la differenza. Ovunque sia nel Mondo.

6.Un consiglio spassionato a chi sogna l’Africa come meta della propria vita personale e lavorativa, cosa valutare per capire se è arrivato il momento giusto?

Conoscere direttamente l’Africa, soprattutto attraverso viaggi di volontariato. Provare prima di fare il grande passo, perché la realtà non e’ tutta… savana e poesia! Essere consapevoli che l’Africa non e’ una sola, ma ogni Paese ha caratteristiche e livelli di sviluppo differenti, e di conseguenza possibilità lavorative in campi differenti. Inutile cercare di fare il web designer in un Paese dove il boom tecnologico non e’ ancora arrivato, e inutile cercare di fare il web designer fuori dalle aree urbane per adesso. Questo per quanto riguarda il lato professionale. Sul lato personale, il momento giusto e’ quando non si hanno responsabilità familiari e un po’ di soldi da parte. E ci si può’ permettere di lasciare veramente tutto per un lungo periodo… e tentare la fortuna – provare, sbagliare, riprovare, finche’ non si imbocca la strada giusta. Ma la cosa più importante e’ credere davvero nell’utilità’ del proprio lavoro, per la comunità’ dove si va a vivere e non solo per se stessi.

Il sito di Gisella aka Pinkcoffee

Flickr con le sue bellissime foto

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