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Assowebitalia non dà il buon esempio

Premessa: il seguente articolo non vuole essere un attacco deliberato ad Assowebitalia, della quale tra l’altro sono stata socia gratuita per un po’, ma una lezione didattica su come NON fare un sito e su chi attualmente è in grado di “vendere” (già il fatto che uno dovrebbe pagare suona strano) certificazioni di professionalità: se un lavoro è professionale non ha bisogno di certificazioni poichè parla da solo.

Oltretutto dichiarano di rilasciare Certificazioni per la P.A. Lo sanno che nessuno, nemmeno il CNIPA rilascia certificazioni per la Pubblica Amministrazione a meno che non siano iscritti nelle apposite liste di aziende autorizzate al rilascio? Voi lo sapete vero? Ne abbiamo parlato qualche volta…

Oltretutto i 20 requisiti (ne mancano 2?!?) che millantano sono diventati un mix di 12 punti previsti dalla legge Stanca (ne ricordavo di più?) e altri 10 inventati da loro: non sono certo quelli che noi conosciamo, di cui abbiamo parlato più e più volte. La ricercatezza (punto 16) non mi sembra sia uno dei requisiti della legge Stanca…non commento oltre, sapete già.

Passiamo ad analizzare il sito che è meglio.

ASPETTO GRAFICO E LAYOUT:

Qualcosa mi dice che l’ha progettata un grafico da stampa, semplicemente per il fatto che la pagina si sviluppa in verticale senza un’effettiva necessità. Il testo infatti è ovunque poco, a che scopo scorrere così tanto per vedere un footer?

Sulla destra del messaggio di benvenuto (che non commento) c’è infatti tanto di quello spazio inutilizzato che lo si poteva utilizzare per la foto del webdesigner dell’anno.

Sembra sia stato progettato per un 1024×768, poichè orizzontalmente vi rientra perfettamente. In realtà tutto lo spazio che si poteva ottimizzare è stato mangiato dal vuoto e si vede solo la capoccia del tizio in questione.

NAVIGAZIONE

Pecca di troppi passaggi. Come abbiamo imparato in passato infatti, un utente deve poter raggiungere velocemente e subito le informazioni necessarie cercando di diminuire al minimo il numero di click. Guardate ad esempio la seguente pagina:

http://www.assowebitalia.it/certifica_lavoro.asp

che sarebbe poi la fantomatica pagina in cui essi offrono la loro collaborazione per certificare i vostri siti.

Notate come i link compresi nel testo non siano contrassegnati da sottolineatura, ma sono evidenziati da un fantomatico “clicca qui“, cosa che come ribadito più volte non ha senso e usabilità perchè non esplica dove si sta andando attraverso quel link, ed è quindi non accessibile.

I passaggi per giungere ad un’azione che ci permetta di farci ottenere questa fatidica certificazione sono:

Contatta la segreteria – click – pagina dei contatti

oppure:

Scopri in anticipo se puoi ottenere la certificazione – click – Chiedi una verifica – click – Chiedi una verifica (di nuovo?) – click – pagina dei contatti

3 click perfettamente inutili anche perchè il testo è brevissimo e dice ben due volte la stessa cosa.

CODICE XHTML

Il doctype per fortuna l’hanno azzeccato e il codice è validato. MA. Grande MA:

(Questo per insegnarvi che non è sufficiente un codice validato, cioè sintatticamente corretto, ma anche semantico e accessibile.)

Andiamo ad analizzarlo:

Come prima analisi noterete l’uso delle tabelle con formattazione delle proprietà in linea. Inutile dirvi quanto sia sbagliato, soprattutto se si usano più tabella annidate. L’unica eccezione, proprio perchè xhtml 1 transitional, potrebbe esser l’uso di UNA tabella per incorporare la struttura principale del sito. Se non siete capaci a posizionare un div imparate a farlo, altrimenti vi fischieranno le orecchie da quanto vi bestemmieranno dietro tutti i non vedenti che devono leggere un sito tramite lettore vocale.

Perchè? Ma perchè una tabella si legge cella per cella, da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, e se usate tabelle annidate potete ben capire come risulta complicata e lunga la lettura da parte di un lettore vocale!

Notiamo inoltre come il codice soffra di una malattia che cita anche il mitico Zeldman (che non è proprio il primo venuto): la classite. Il nome vi ricorda per caso le classi dei css? Ecco avete azzeccato, si tratta proprio di questo.
Avete visto come il menu sia formato da paragrafi (!!!) che hanno tutti la stessa classe? Quanti kb sprecati per scrivere ben 11 volte class=”pulsantiera” quando bastava assegnare ad un selettore che li contenesse il nome “pulsantiera” (ma non era meglio un div o una lista? 😉 )

Provate a disabilitare gli stili: il layout rimane invariato ovviamente (magia delle tabelle) ma le voci di menu, i titoli, il testo, hanno tutti la stessa valenza. Niente semanticità, niente indicizzazione. Tutto è paragrafo differenziato da classi (e qui torniamo alle malattie di questo codice).

L’uso di stili in linea (neanche css in linea, proprio stili in linea) ne completa l’inefficienza. Sarà infatti poi lavoro lungo e arduo per il webdesigner che l’ha creato andare a modificare il layout. Con i css sarebbe bastato un click o due, così dovrà modificare tutte le pagine del sito anche solo per modificare il colore di un bordo.

CODICE CSS

Il css non può che essere molto breve (non ne è stata compresa l’effettiva utilità) e come da sopra soffre di classite.

Spero che questa analisi possa esservi di aiuto per capire gli errori da non fare e che Assowebitalia non se la prenda, in fondo non hanno nulla da temere. In fondo il mondo è bello perchè è vario.

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