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Laura Lonighi: la timidezza non mi ferma!

Ciao Laura,

In rete ci conosciamo da diverso tempo, fin dai tuoi esordi con Yunikon Design ti ho sempre seguita, ma devo ammettere che con il recente restyling al tuo sito e i nuovi progetti di corsi e webinar per professionisti e neofiti la mia stima per quel che fai è triplicata e gioisco dei tuoi successi (il guaio di essere empatica ;-)).

Ciao Laura,
eh sì, senza dubbio sei una delle prime che ricordo di aver aggiunto – non senza timore – su Facebook tantissimi anni fa!
Il webinar (http://www.yunikondesign.com/web-e-clienti/) è una cosa che con Francesca stavamo preparando da tempo (l’idea risale sicuramente allo scorso anno), ed era ancora da più tempo che volevo trovare un modo per “connettermi” in maniera immediata e interattiva con chi mi segue. La scorsa estate avevo tentato con i video online, ma li ho trovati macchinosi da fare, lunghi da montare e “freddi”. Non mi divertivo. Il webinar invece è veloce, immediato, chi mi segue vede la mia faccia e c’è uno scambio diretto e immediato di conoscenza ed idee. Insomma sì, mi sono divertita!

Lo dici apertamente anche sul tuo sito: di carattere sei timida. Come hai fatto a superare lo scoglio e riuscire ad insegnare alla NABA, tenere corsi e webinar senza farti venire un coccolone o ubriacarti come Sheldon in una famosa puntata di The Big Bang Theory in cui doveva tenere un discorso in pubblico?

11137154_980567211956495_2361922487225046659_nHo fatto un lungo lavoro su me stessa. Mi sono detta: voglio fare queste cose (insegnare, parlare davanti ad un pubblico, eccetera), ma c’è questa timidezza che mi blocca, come faccio? Ho letto tantissimi libri sull’argomento, che mi hanno insegnato ben poco. Per combattere la timidezza c’è solo un modo: buttarsi. È una terapia d’urto: hai paura, ma per fartela passare devi stare proprio lì, davanti alle persone.
So che può apparire terribile, ma ci sono due cose che ho capito: la prima è che di fronte a te hai delle persone. Apro sempre ogni intervento, speech o workshop dicendo “ehi, sono timida, quindi se per i primi minuti sentite che balbetto portate pazienza”. Questa “tecnica” mi fa sentire subito meglio e chi mi sta di fronte mi sorride e a me piace pensare che stiano facendo il tifo per me.
10404238_907629859250231_6220562346248072194_nLa seconda è: non pensare alla timidezza come a un qualcosa da combattere, non è una malattia. Ho imparato ad accoglierla in me e a farla diventare un tratto distintivo della mia comunicazione. Questo può essere un insegnamento per tutti coloro che si sentono inadatti ad un certo compito, perché intimamente sentono di avere qualcosa che non va: imparate a trasformare i vostri difetti in punti di forza. È un lavoro lungo e faticoso, perché implica l’essere sinceri – oserei dire spietati – con se stessi, ma poi posso garantire che le soddisfazioni sono grandissime.

Non posso che darti ragione…se hai paura di fare una cosa ma ti piacerebbe tanto farla…beh falla e tutto si ridimensionerà. L’ho imparato a mie spese e troppo tardi, ma conto di recuperare il tempo perso.

I tuoi workshop sono sempre a numero chiuso e rivolti a poche persone: c’entra la timidezza, c’è un motivo o una strategia particolare?

1907582_928294363850447_9073042151838964116_nI miei workshop sono rivolti a un numero ristretto di persone per vari motivi: il primo e il più importante è che ho capito che meno persone ci sono e meglio riesci a seguire tutti. Hai la possibilità di conoscere i partecipanti e i loro progetti, quindi puoi dare consigli pratici a ognuno di loro, da mettere in pratica subito. Credo che sia una filosofia vincente, perché sono la prima che per tanto tempo ha partecipato a giornate di formazione i cui contenuti erano fumosi e poco chiari. Uscita da quelle giornate, la sensazione era quella di non essermi portata a casa abbastanza.

Nell’ultimo corso i partecipanti erano 22
, in realtà non pochi, se consideri che è un evento che ho realizzato da sola, senza l’aiuto di sponsor. Ma anche in questo caso mi sono studiata tutti i progetti di ogni partecipante prima del giorno dell’evento ed ho inviato a ognuno di loro un questionario chiedendo quali fossero i temi che maggiormente avrebbero voluto approfondire: in questo modo ho potuto fornire dei contenuti che fossero tagliati secondo le loro specifiche esigenze. E ora, tramite il gruppo su Facebook, ci teniamo in contatto: ciclicamente propongo loro delle piccole esercitazioni da fare, ricapitolando gli argomenti trattati, correggendo e consigliando se serve e dando ulteriori spunti per migliorare.

Ti rivolgi ad un target particolare come clientela per i tuoi siti web? Puoi spiegare la tua scelta?

Il mio target sono liberi professionisti, freelance e piccole imprese. Mi piace lavorare con loro perché spesso il lavoro si fa in squadra, sono veloci e svegli perché hanno ben chiaro dove vogliono arrivare, in quanto diretti interessati.

C’è una frase o qualcosa che dici sempre ad un tuo nuovo cliente per farlo sentire a suo agio e fidarsi di te e della tua professionalità?

311890_299332466746643_1230207765_nMmh, accade raramente perché in realtà i nuovi clienti arrivano o dal sito (e quindi si fidano di me perché hanno già letto il blog) oppure tramite passaparola (quindi qualcuno che ha parlato bene di me). Se così non accade di solito cerco di avere un contatto telefonico oppure un appuntamento: mi piace conoscere i miei clienti, parlarci insieme, farli sentire a loro agio e capire davvero di cosa hanno bisogno.

Poi sono chiara su due cose:
1. alla consegna del sito saranno assolutamente autonomi, in grado di gestirlo e lavorarci da soli (so che sembra banale, ma conosco ancora un sacco di colleghi che non vogliono dare troppa “autonomia” al cliente per garantirsi altro lavoro… per me è assolutamente inconcepibile) e
2. se ne avranno bisogno, sono sempre qui per loro. Tantissimi temono il “dopo”, ovvero hanno paura che una volta consegnato il sito non siano abbastanza capaci da fare tutto da soli o che io scompaia. Non è così: quello che cerco di far loro capire è che è un percorso che si fa insieme: a un certo punto possono scegliere se continuare da soli o se fare ancora un po’ di strada insieme a me.

Quali sono i libri che consideri un must per la nostra professione, o quali consiglieresti per cominciare? A tua scelta 🙂

Direi “Don’t make me think” di Steve Krug, sull’usabilità: per iniziare dà tanti spunti e consigli che ancora oggi troppi in pochi mettono in pratica. E poi direi “Una vita nel segno della grafica” di Francesco Dondina, che non è altro che un’intervista a Bob Noorda: bello perché ti fa capire che se vuoi fare questo lavoro (ma credo che sia un concetto che si può estendere a tutte le professioni), ci vogliono solo tre cose: 1. studio continuo 2. amore per il proprio lavoro 3. tanta tanta umiltà (cosa che un po’ manca a quelli del mio settore).

Grazie Laura!!

Il mio sito: http://www.yunikondesign.com
Un progetto che sto portando avanti e che puoi seguire gratuitamente: Web & Clienti (http://www.yunikondesign.com/web-e-clienti/)

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