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Diario di una web-cosa: cosa vorrei fare da grande

Le illuminazioni avvengono nei momenti e nei modi più strani. Spesso basta una molla nel cervello e tac, hai tutto chiaro in mente quando erano mesi che brancolavi nel buio. E nel buio di stanotte alle 5, con il caldo di questa estate focosa, tac, ho capito. Io sono una UI web designer e una blogger. Punto. Ma vediamo un po’ come ci sono arrivata.

Il web del 2003 cosa richiedeva?

Mi sembra ieri quando terminai il corso di web design nel lontano 2003 e di acqua ne è passata sotto ai ponti. La nostra professione è una di quelle che ci costringe al continuo aggiornamento, e talvolta, come è capitato a me, ci porta anche su strade collaterali che ci permettono di ampliare le nostre conoscenze. Non sempre incrementando effettivamente gli skill finali, per i quali ci vuole specializzazione, ma ampliando il panorama di visione totale di un progetto.

Come ho spiegato anche nel mio ebook “Come diventare web-coso“, per diventare web designer bisogna approfondire diversi campi. Dall’architettura di un sito web, alla sua struttura informativa, la presentazione grafica, il codice, la SEO e così via. E solo studiandoli ti accorgerai con il tempo che non tutte le branche di questa professione ti sono congeniali, o ancora ti renderai conto di come una in particolare ti appassioni talmente da volerla approfondire e diventare esperto in quel campo, diventando un web-coso-specialista.

Cosa è successo alla web-cosa Laura?

Negli ultimi anni non ho avuto il tempo di fermarmi a pensare, ma ho dovuto, per necessità, continuare a lavorare prendendo tutto ciò che arrivava. Il che significava inizialmente anche abbassarsi al low cost, errore in cui ti consiglio di non incappare, fino a creare e sviluppare interi siti da sola o con piccoli aiuti esterni, pur sentendo di non averne interamente le skill adatte. Rischiare e buttarmi mi ha permesso però di affrontare i progetti con coraggio e maggiore professionalità, imparando cose nuove, sbagliando e correggendomi stradafacendo, nel rispetto sempre degli accordi finali presi con il cliente.

Però, c’è un però grande come una montagna: mi sono resa conto che sviluppare, nel vero senso della parola, non è cosa per me. Sicuramente c’è un germe ereditato dai miei studi in C++ alle superiori, e la soddisfazione di far girare uno script non nego sia appagante, ma è tutto molto lontano dal vero e proprio sviluppo frontend come si richiede ai giorni d’oggi. Decine di framework, Susy, per non parlare dello sviluppo da zero e ad hoc con o senza aiuto di plugin, che si tratti di WordPress o meno (che pure adoro e che continuerò a personalizzare a mio piacimento), è un mondo troppo vasto che nella posizione in cui mi trovo non posso cominciare ad approfondire ora.

Preferisco sviluppare 8 psd diversi per tutti i device che ci sono in giro, ma non doverli sviluppare in codice sbattendoci la testa perché siano precisi al millimetro come vorrei che fossero.

Idem dicasi per la pura UX, che in Italia trova spazio solo in alcune grandi aziende o per progetti che esulano dal web. E’ una materia molto approfondita che richiede studi di anni, cosa che potrei fare nel corso del tempo. Di certo non ci si improvvisa UX designer dall’oggi al domani.

Il futuro della web-cosa

E allora cosa fare? Facendo un’analisi molto personale, mi sono resa conto che ciò che più mi manca della mia professione è anche la parte che più mi appassiona, ed è la fase di progettazione, di studio dell’architettura del sito e delle informazioni da veicolare, degli obbiettivi del sito, e non per ultima, la progettazione grafica. Questa fase è quella che più viene trascurata, ho riscontrato, almeno nella clientela che mi ha raggiunta negli ultimi anni. Mi veniva più richiesta la realizzazione di un progetto in WordPress, o il riadattamento di un template già pronto e progettato. Sarà il caso che tolga dal mio cv che mi sono divertita con WordPress negli ultimi anni? Forse sì, e forse è il caso che torni alle mie radici, delegando lo sviluppo ad un team di cui già dispongo, ma a cui ho delegato poco forse per avidità, per la carenza di lavoro e di entrate dovute al poco tempo a disposizione e un po’ alla crisi.

Da subito andrò a modificare il mio profilo Linkedin e il mio sito, e parlerò con le aziende con le quali collaboro e ridimensionerò il mio modo di lavorare, per recuperare la passione, che è l’unica cosa che ci dà il coraggio di portare avanti questa professione.

E tu, hai fatto un bilancio pre-estivo? Come va?

ps mi accorgo ora grazie ad un retweet automatico che avevo già formulato questi pensieri ad aprile: http://www.italianwebdesign.it/tempo-di-cambiamenti/

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