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Lavorare e vivere in Scozia, intervista a Gloria e Andrea

Oggi diamo la parola a Gloria e Andrea, una coppia di italiani che si sono conosciuti in Scozia dove hanno messo anche al mondo due stupende pupattole Scottish. Sono i nostri amici di Autosvezzamento.it, ebbene sì 🙂

Entriamo subito nel vivo? Di seguito le domande e le risposte alternate dei due 😉

1.Prima domanda, che rivolgo ad entrambi separatamente: che lavoro fai e cosa ti ha spinto a compiere il salto verso Edimburgo?

Edinburgh Central Library

GLORIA:

Ciao Laura! Io sono una restauratrice di beni archivistici e librari, ovvero mi occupo del restauro e della conservazione di libri, documenti e opere d’arte su carta, avendo a che fare con materiali vari, principalmente carta, pelle, pergamena, e poi anche altro. Purtroppo le cose per i restauratori in Italia sono molto complesse e demotivanti, immagina che da anni e anni si parla di validità di titoli di studi, leggi e proposte di legge, sanatorie, esami vari… ma di base siamo sempre lì. Insomma, ironia della sorte vuole che nel paese che da solo possiede la maggior parte dei beni culturali al mondo, ci sia poco o niente lavoro per chi dovrebbe essere deputato alla loro conservazione. Soprattutto queste figure sono sottovalutate, sottopagate, spesso non riconosciute, e una serie di altre cose carine!
Quindi cosa mi ha portata in Scozia? Il lavoro, ovviamente. Qui, del resto, mi riconoscono una professionalità che l’Italia – che però mi ha dato la formazione – non mi riconosce. Una barzelletta!
In verità ho sempre coltivato il sogno di stabilirmi all’estero (chissà perché), e un giorno è arrivata una proposta di lavoro a cui non si poteva dire di no, così sono andata. Poi le cose sono evolute e dopo quel contratto che era di 6 mesi ne ho trovato un altro a tempo indeterminato, e si sono create le basi per mettere radice qui.

ANDREA: 

St. Andrew's University

Per quanto mi riguarda sono venuto in Scozia nel lontano 1995 o 1996 (non ricordo più bene… l’età si fa sentire) per quello che doveva essere più o meno una vacanza. Avevo appena finito l’università (ingegneria elettronica) e il militare, e per la prima volta avevo tempo a disposizione senza una scadenza precisa. Non avevo gran problema di soldi dato che durante il militare ne avevo messi da parte parecchi.

Comunque, per farla breve… una cosa ha tirato l’altra… ho deciso di migliorare il mio inglese (come facevo a farmi capire all’epoca è un mistero tuttora insoluto) e poi ho preso una borsa di studio per seguire un corso post laurea all’Università di St Andrews. Finito questo ho trovato lavoro a Dundee (un’altra città della Scozia) dove sono rimasto per una decina d’anni, oramai in pianta stabile.

Purtroppo poi l’azienda fallì nel 2005 e mi sono dovuto reinventare (non mi andava molto di tornare in Italia), così sono entrato nel mondo delle traduzioni, ed eccomi qui:)

2.Perchè proprio Edimburgo? Cosa amate di questa città o avete imparato ad amarla dopo aver trovato lavoro qui?

Edinburgh from Calton Hill

GLORIA:

Nonostante io ci lavori, non viviamo a Edimburgo ma abbiamo stabilito il nostro quartier generale a Falkirk, una cittadina che si trova a metà strada tra Edimburgo e Glasgow, in cui il costo della vita è inferiore e tutto è a portata di mano, anche il treno che passa a 5 minuti da casa e mi porta a lavoro tutte le mattine! Inoltre si trova in una posizione comodissima per raggiungere entrambe le principali città della Scozia e non solo. Non si sa mai che ti riserva la vita…

Io adoro Edimburgo ed è stato amore a prima vista. La trovo poetica e bellissima e ogni volta che capito in centro (lavoro in periferia e lì non è un gran bel vedere) mi si apre il cuore…

ANDREA:

Ho vissuto a Edimburgo per circa un anno. Fondamentalmente ci sono andato perché mi era piaciuta quando l’ho visitata in vacanza e mi sembrava che i prezzi fossero più abbordabili di Londra (che è totalmente fuori portata). Poi , come ho detto, sono finito a Dundee dove nonostante sia 100 volte più brutta di Edimburgo (anche se è molto migliorata ultimamente), mi ci sono trovato bene, forse perché la gente è cordiale e ho fatto subito amicizie e stretto legami; dopo tutto non è questo che fa “casa”? In fondo i monumenti dopo un po’ diventano parte dello sfondo che non vedi più. Quando andavo all’università a Roma, la facoltà era davanti al Colosseo, ma non è che lo vedessi mai… anzi quello che vedevo era un’enorme rotatoria piena di traffico. 🙂

3.Andrea, sei freelance? Se sì, hai una ltd o lavori come self employed? Qui in Italia fiscalmente siamo trattati alla stessa stregua di aziende, ed hai vantaggi solo per le nuove attività e per pochissimo tempo. Dopo ti attacchi. Com’è lì la situazione per chi si approccia alla libera professione?

ANDREA:

Sì, sono freelance dal 2005. Non so bene come sia in Italia, ma da quello che leggo il fisco italiano è davvero una giungla e ti tartassa (non mi sorprendo mai che ci siano tanti evasori… ma divago). Qui non ho dovuto far niente. Ho semplicemente fatto una telefonata all’agenzia delle entrate per dire loro che stavo iniziando un’attività indipendente e basta. Loro mi mandano il modulo per la dichiarazione delle tasse ogni anno (che mi fa il commercialista) e poi stop. Non ho partita IVA (obbligatoria se hai un giro di affari superiori, mi pare, alle £70.000) né devo pagare balzelli strani. Mettiamola così, allo stato attuale delle cose non mi sognerei MAI di trasferirmi in Italia da libero professionista, dopo tutto mica posso lavorare per dare i soldi allo stato e al commercialista (i quali, mi sembra di capire, in Italia costano quanto un collegio).

 

4.Non vogliamo entrare troppo nella vostra intimità chiedendovi come vi siete conosciuti, ma immagino che l’aver trovato l’amore ad Edimburgo abbia contribuito a voler piantare radici in quella città, sbaglio?

GLORIA: Per me assolutamente sì, certo. Probabilmente sarei rimasta lo stesso, ma avendo la famiglia qui per me questa è casa in ogni senso. Poi lavoro, amore e trasferimento definitivo per me sono arrivati tutti insieme, un vero e proprio turbine nella mia vita, e quando il destino agisce in maniera così sfacciata come fai a dirgli di no?

ANDREA:

Non sono rimasto per amore, ma, sì l’amore l’abbiamo trovato a Edimburgo. Non mi dilungo perché sono sicuro che qualcun altro ne ha già parlato. Dico solo… “mai dire mai” 🙂

5.Non vi tediamo oltre e vi domandiamo: tornereste mai in Italia dopo le esperienze lavorative e personali che avete maturato ad oggi?

GLORIA:

Bella domanda. Non lo so. Ora come ora di direi di no, perché – devo essere sincera – l’Italia mi spaventa. Mi spaventa la sua complicatezza e mi spaventano le persone (non i singoli, ma avere a che fare con l'”italiano” mi dà pensiero). Per quanto ci siano cose che un po’ mi mancano e che sicuramente sono migliori là da voi, l’Italia non mi fa gola neanche un po’.
Comunque mai dire mai, domani potrei dovermi smentire, chi lo sa. Ma di certo non troverei mai un lavoro come quello che ho qui, e non è cosa da poco visto che bisogna pur tirare a campare!

ANDREA:

Come ho detto prima, allo stadio attuale delle cose tornare è impossibile, impraticabile, improponibile; oserei dire… impensabile. Giusto se trovassi un lavoro da dipendente SICURO o potessi vivere di rendita, allora ci potremmo fare un pensierino (NDR: è proprio quello che manca, sigh!). Altrimenti non ce lo potremmo permettere. Vedremo quando le bambine sono un po’ più grandine come andrà con la scuola e se sarà il caso di pensare ad alternative.

6.Un consiglio spassionato a chi sogna la Scozia come meta della propria vita personale e lavorativa, cosa valutare per capire se è arrivato il momento giusto?

GLORIA:

Il momento giusto è quando le cose sembrano muoversi da sole, secondo me. Ma bisogna tentare concretamente: fare domande di lavoro, farsi un giro per sondare e soprattutto non farsi illusioni: ci sono un sacco di cose che funzionano meglio rispetto che in Italia, ma il paradiso non è di questo mondo… Insomma, parola d’ordine: concretezza. Anche perché economicamente, come sappiamo, non è il migliore dei momenti.
Inoltre, come considerazione del tutto personale, ritengo che se uno ha un titolo di studi o una professionalità qualsiasi, deve cercare di sfruttarla senza svalutarsi andando a cercare un posto da lavapiatti, per dirne una, come sento spesso da chi desidera emigrare.
Grazie Laura e in bocca al lupo a chi deciderà di fare il salto!

ANDREA:

Difficile da dire. Per alcuni è facile, ad esempio se sei medico, dentista, infermiere… queste sono professioni che pagano bene e per le quali c’è sempre domanda.

Se sei libero professionista e lavori con internet (come me), allora basta trovare il coraggio, tanto la posizione geografica non è che conti. Se vuoi fare un lavoro che ti porta a contatto con il pubblico, allora è meglio se all’inizio approfondisci bene la lingua (cercando di essere obiettivi sulle proprie capacità; l’inglese è meno facile di quello che si pensi). Poi eviterei certi posti come Glasgow dove la parlata locale è del tutto incomprensibile (non che a Dundee scherzassero). Per questo Edimburgo non è male dato che il loro accento è buono. Un’altra città dove parlano bene è Aberdeen, più a nord (interessante se si lavora nell’industria petrolifera).

Grazie a voi ragazzi, e che la vostra storia sia d’ispirazione per tutti noi! Chi è il prossimo che vuole volare ad Edimburgo? :))

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