Ispirata dal post di Marco Bertoni vorrei suggerire e chiarire anche io che conoscere l’accessibilità in quanto disciplina del webdesign non è una cosa da adepti nè un segreto di Stato. Forse potevano sembrare poco chiare le WCAG 1.0, acronimo che per la cronaca sta per Web Content Accessibility Guidelines, ma con la versione 2.0 molte cose saranno forse più chiare nonchè più attuali e rivolte al futuro (sebbene nessuno abbia la sfera di cristallo).
Le disabilità non devono essere un modo per discriminare o per far soldi sul web, eppure molti credono ancora che fare siti accessibili significhi pagare migliaia di euro. Certo è che bisogna avere una certa professionalità ma soprattutto sensibilità per includere anche questa disciplina fra le nostre competenze, ma di certo non ci si può aspettare neanche di avere un intero sito html a meno di 100 euro che sia anche crossbrowser e permettetemi il termine “crossabilities”…
Quindi, diamoci da fare, applichiamo le poche regole da seguire sperando in una versione italiana quanto prima e applichiamo questa benedetta Legge Stanca che non è stata fatta tanto per stare lì a guardarci 😉