Facciamo un po’ chiarezza su questa parola che leggete spesso e di cui tutti e nessuno sa.
Così come per un qualsiasi programma o prodotto informatico, se ne indica la release e la versione tramite “numero-punto-numero” (ad esempio fra poco WordPress metterà alla luce la sua versione 2.7), così per il web è stato coniato questo termine per indicare un’evoluzione del web, rispetto a quella a cui eravamo abituati prima dell’inizio del terzo millennio.
Prima infatti i siti web erano statici, consultabili, stampabili e scaricabili, ma nulla più. La direzione di un’ipotetica freccia ad indicare l’interazione fra utente e sito era univoca.
Ora invece sono diventati interattivi, e con questo non intendo pieni di animazioni flash, ma ricchi di interazione fra utente e sito. Tipologie di siti di questo genere riempiono il web: blog, social network, forum, ecommerce, e qualsiasi altro tipo di applicazione su piattaforma web LAMP (Linux Apache Mysql Php) e interazioni Ajax – ma anche no – purchè stimolino un web diverso, creato dall’utente e non più bell’e pronto puramente da leggere.
Molti confondono il termine web 2.0 con uno stile grafico. In realtà non è né giusto né sbagliato associare a questa evoluzione del web uno stile grafico proprio che ha coinciso con il boom stesso del web 2.0.
Non è però corretto indicare con web 2.0 solo ed esclusivamente uno stile grafico.
Questo fantomatico stile web 2.0 è caratterizzato da forme tondeggianti, icone, bottoni e badge piuttosto grandi, colori brillanti ed effetto lucido che riflette la luce, nonchè simulazioni di superfici traslucide che riflettono oggetti. Altre caratteristiche che vi possiamo includere sono i footer di grandi dimensioni, che assolvono a funzioni maggiori rispetto a quelle classiche del riportare i credits e dati del sito o i font più grandi.
Chiarite un po’ le idee?